30° anniversario del terremoto 6 maggio 1976 - 6 maggio 2006 |
Ore 21, la
vita si fermò a Gemona Buio e polvere. Tanta polvere, da restare appiccicata alla pelle per giorni. Il dopo terremoto per gli abitanti del centro di Gemona è questo. A distanza di quasi trent'anni da quella calda sera d'inizio maggio il ricordo dei sopravvissuti torna a quei minuti. Indelebile. C'è chi ha perso tutto, ma ha visto sopravvivere accanto a sé i familiari, c'è chi si è stato estratto dalle macerie dopo giorni. E c'è chi ha cercato di portare aiuto ai feriti un minuto dopo quello sconquasso. Paola
Lupini nel 1976 aveva 14 anni. Solo a dicembre, sollecitata dai bambini di
Gemona che cercavano notizie di quella tragedia di cui avevano solo
sentito parlare, ha voluto parlare della sua storia. Paola era in camera
sua al momento della scossa, quella "legnata" di 6,4 gradi Richter delle
nove di sera che ha fatto crollare tutto. << All'improvviso mi sono
trovata al buio tra le pietre. La palazzina di recente costruzione che
abitavamo da qualche tempo si è sbriciolata. Non ho visto più nulla, solo
il buio. Non ho mai perso conoscenza >>. Paola Lupini rammenta persino di
aver sognato in quei giorni. L'8 maggio l'allora 14enne ha ricominciato a
sentire i rumori delle ruspe. E deve la vita a un volontario di San
Giovanni al Natisone <<diventato - dice - uno di famiglia. Per i miei
figli è diventato un terzo nonno>>. Le ruspe stavano ormai scavando
lontano. Ma in una pausa del lavoro il volontario si è avvicinato a quel
cumulo di macerie e ha sentito che sotto c'era ancora una persona in vita.
Vicino, tra le macerie, poco dopo i soccorritori avrebbero estratto senza
vita la mamma e la nonna. C'è una foto che ritrae l'elicottero
dell'esercito che porta all'ospedale la giovane. Una delle immagini
simbolo del sisma. Allora i sopravvissuti del centro sono stati portati al sicuro nelle tende. E proprio del centro, come si presentava pochi giorni dopo il disastro, il dottore dà un'immagine significativa. <<Di notte, quando dalla pianura guardavamo lassù quel cumulo di macerie era una cosa impressionante>>. Un ricordo indelebile. Un pugno allo stomaco, anche a trent'anni di distanza. Ora che il centro, da 15 anni, è ritornato come prima. articolo di
Antonio Simeoli apparso sul Messaggero Veneto del 23 aprile 2006 |