Gemona, 6 gennaio 2017
Cerimonia della consegna del Tallero
L'antica cerimonia del Tallero, quest'anno donato ai terremotatiGemona consegnerà la storica moneta, in duomo, ai Comuni dell’Italia centrale come gesto di solidarietà da parte del Friuli, in memoria del terremoto del 1976 di Giacomina Pellizzari Coniato nel 1753 durante il regno di Maria Teresa d’Austria, il tallero è diventato un simbolo di pace. Rappresenta passato e presente, tradizione e realtà, il popolo e la Chiesa. Unisce le comunità. La consegna avviene nel giorno dell’Epifania, nel duomo di Gemona. L’origine della Messa del tallero resta sconosciuta anche se gli storici, partendo dal fatto che la Chiesa di Gemona è una delle più antiche della Metropolia Aquileiese, riconducono la consegna della moneta d’argento ai riti comuni della latinità. Il rito sarà ripetuto domani, alle 10.30, nella navata della cattedrale segnata dal terremoto del 1976. Il riferimento al sisma non è casuale perché, nel giorno dell’Epifania, alla messa del tallero parteciperanno anche i sindaci dei comuni terremotati dell’Italia centrale. Nei primi banchi, accanto ai rappresentanti della Provincia e della Regione, siederanno i sindaci di Amatrice e Norcia, Sergio Pirozzi e Nicola Alemanno, i presidenti dei Consigli regionali di Abruzzo e Umbria, Giuseppe Di Pangrazio e Donatella Porzi (atteso anche il presidente del Consiglio regionale del Lazio) e i sindaci di Fossa e Foligno, Fabrizio Boccabella e Nando Mismetti, comuni gemellati con Gemona. Assente per motivi personale il sindaco di Quistello, Luca Malavasi. A oltre 40 anni dal terremoto del Friuli, il Consiglio regionale e il primo cittadino di Gemona, Paolo Urbani, hanno esteso l’invito alla Messa del tallero ai rappresentanti degli enti terremotati come segno di solidarietà. È un gesto ricco di storia perché come si legge nel libretto della messa: «Per molti secoli la Cristianità d’occidente mantenne l’antica tradizione di portare accanto alle offerte da destinare esclusivamente all’eucarestia, contributi per l’agape». Nel tempo questa tradizione si trasformò in charitas cristiana basata sul concetto di opus bonum. Nelle cattedrali, in occasioni delle ricorrenze religiose, gli aristocratici offrivano oggetti e preziosi alla città. E dal XII secolo, proprio nel giorno dell’Epifania, richiamando la tradizione dei Re Magi, principi e governatori iniziarono a offrire anche oro e argento. Alla luce di questi dati, gli storici ipotizzano, quindi, che anche i reggenti della comunità gemonese praticassero questo rito che nei secoli perse la natura caritatevole per assumere quella simbolica. Un simbolo riconducibile, secondo Sante Tracogna, l’autore del volume “Strenna dell’Epifania”, al bacio della Pace che veniva accompagnato da un’offerta libera per il sacerdote o la chiesa. Secondo Tracogna, infatti, «i rappresentanti delle comunità trasformarono le loro offerte spicciole in una monete solenne che il sindaco offriva all’offertorio su un vassoi d’argento». Domani, Gemona offrirà il tallero d’argento ai sindaci e alle comunità che stanno vivendo lo stesso dramma che vissero i friulani nel 1976. È un modo, come ha già avuto modo di dire Urbani, per restituire la solidarietà ricevuta 40 anni fa quando buona parte del Friuli sembrava irrecuperabile. «Il Friuli ringrazia e non dimentica», quella scritta sui muri crepati non è affatto uno slogan. I primi cittadini dell’Italia terremotata, attesi oggi in Friuli, lo sanno bene ecco perché hanno accettato l’invito. Ma torniamo all’Epifania del tallero, la celebrazione prenderà il via, alle 10, sotto la loggia di palazzo Botton. Dalla piazza del municipio, al suono dei tamburi, il corteo in pieno stile medievale partirà alle 10,15, percorrerà via Bini e arriverà davanti al duomo. Alle autorità e ai fedeli non sfuggirà la galleria dell’Epifania attribuita al maestro Giovanni Griglio, risalente al XIV secolo, che impreziosisce la facciata della cattedrale. Nelle nove nicchie ad archi trilobati acuti si possono ammirare un palafreniere con tre cavalli, i Re Magi con i doni, la Madonna con il Bambino, San Giuseppe e i Re Magi dormienti. Durante la funzione religiosa la comunità civile rappresentata dal sindaco Urbani, offrirà alla Chiesa un tallero d’argento come segno di sottomissione del potere temporale a quello spirituale. Sarà il diacono a portare il tallero sull’altare. In quel momento, facile immaginarlo, il pensiero dei fedeli e delle autorità presenti, andrà alle comunità ferite dal terremoto, costrette a vivere lontano dai luoghi di sempre che vogliono far rinascere i paesi dov’erano. ricavato dal sito web del Messaggero Veneto del 6 gennaio 2017 |